Scorro tra i film in concorso a Venezia, tra i titoli italiani c'è Le sorelle Macaluso. Leggo la trama, mi attira. Pochi giorni dopo scopro che lo danno al cinema della mia città. È un piccolo cinema indipendente, decido di prenotare una settimana prima, anche se la proiezione è lunedì sera e sono consapevole che non ci sarà ressa, ma è meglio prevenire. Lunedì 14 settembre arriva e tutta contenta e piena di aspettative vado al cinema. La proiezione inizia, le luci si spengono e cala il silenzio. Le sorelle Macaluso è un film di Emma Dante, che nasce come pièce teatrale della stessa regista. È ambientato a Palermo ed è diviso in tre atti. Il primo atto riguarda l'infanzia delle cinque sorelle che vivono senza genitori in una vecchia casa e che per tirare avanti allevano colombi. È una calda estate siciliana negli anni Ottanta e le sorelle decidono di andare al mare, qui succederà un episodio che sconvolgerà le loro vite e questo si riverserà negli atti successivi. Il film mi è piaciuto tantissimo, l'ho trovato emozionante, a tratti ho fatto difficoltà a trattenere le lacrime. La casa in cui sostanzialmente si svolge tutto il film, è protagonista insieme alle sorelle. Ho trovato una grande cura nei dettagli. Secondo me, infatti non si porge soltanto attenzione ai cambiamenti dei personaggi ma anche dei mobili, della carta da parati, degli oggetti all'interno della casa che insieme alle sorelle cambiano nel tempo, ma che restano una rappresentazione dei ricordi e della vita trascorsa delle protagoniste. A testimonianza l'inquadratura di una madia in soggiorno, che ricorre nei tre atti, la cito perché mi ha colpito e secondo me non è lasciata al caso. Nell'atto finale, nel momento in cui verrà portata vita, ho interpretato la chiusura di un sipario, la fine di una rappresentazione teatrale, come se "il set fosse smantellato". È un film sui ricordi e sulla morte. Emma Dante ha saputo caratterizzare molto bene le sorelle, ognuna con i suoi tratti distintivi, che come dolci abitudini si ripeteranno nel tempo permettendoci di capire di chi si tratta e affezionarci a loro. L'amore di Maria per la danza, il rossetto di Pinuccia, la passione per la lettura di Lia, la sigaretta di Katia e Antonella che è la piccolina, la memoria e il dolore. Nei primi piani dei volti stanchi e segnati si legge il dramma delle sorelle, legate dall'amore per quella casa, dove allevavano una grande voliera di colombi, bianchi e grigi. I colombi per le sorelle sono come una sorta di spirito protettore, i "genitori mancati", loro rimarranno fino alla fine, fedeli al luogo in cui sono stati accuditi. L'impostazione è quella di una rappresentazione teatrale, per il fatto che è diviso in tre atti, che si svolge sostanzialmente all'interno della casa e anche per il modo di recitare, ma che è stata perfettamente adattata allo schermo, pur cogliendone i rimandi. Sono le inquadrature degli oggetti e dei gesti che contribuiscono a fare di questa pellicola, un poema sulle rimembranze, sulla sorellanza e sulla morte. L'ho trovato genuino, popolare, intriso di realismo magico. Ve lo straconsiglio!!
Primo atto: L'infanzia
Secondo atto: L'età adulta
Terzo atto: La vecchiaia
コメント